È arrivato il momento di liberarci delle nostre catene immaginarie.
Questo racconto si intitola “L’elefante incatenato” ed è tratto da “Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere” dello scrittore argentino Jorge Bucay.
Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini.
Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune… ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. E anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.
Che cosa lo teneva legato?
Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell’elefante. Qualcuno mi disse che l’elefante non scappava perché era ammaestrato… allora posi la domanda ovvia: “Se è ammaestrato, perché lo incatenano?”. Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.
Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell’elefante e del paletto. Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l’elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.
Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza.
L’elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell’impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare… non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza… mai più!
Tutti noi italiani, oggi, ma anche lo Stato che ci rappresenta, viviamo la stessa convinzione di impotenza.
Ci hanno raccontato talmente tanto che siamo indebitati, spreconi, evasori, corrotti, incapaci, scansafatiche, e chi più ne ha, più ne metta, che ci siamo convinti che non c’è più niente da fare, che ci meritiamo di vivere incatenati ed obbedienti verso chi ci comanda, siano essi i mercati finanziari, la Commissione Europea o la BCE.
Viviamo incatenati al debito pubblico, che ci rende schiavi dei mercati finanziari.
In realtà siamo schiavi non perchè lo siamo davvero, ma perchè crediamo di esserlo.
Karl Marx diceva che “La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi.”
Purtroppo ci siamo convinti della robustezza della catena del debito che ci tiene legati al paletto dei mercati finanziari, da non riuscire neanche a pensare di provare a liberarci, convinti che i Trattati Europei siano talmente vincolanti da impedire qualsiasi movimento libero. Non parliamo poi della convinzione che i mercati finanziari siano talmente potenti, da poterci schiacciare quando e come vogliono.
Lo Spread ormai è diventato l’arma di distruzione di popolo, equivale allo schiocco di frusta per l’elefante, che non può certo fargli male, ma è il segnale che deve obbedire agli ordini del padrone.
In realtà è bastato un piccolo accenno di voler rompere la catena, dichiarando di voler fare un deficit del 2,4%, che subito si è scatenato il finimondo, perchè hanno tutti una gran paura che la corda si possa spezzare, se solo proviamo a forzarla, perchè ci potremmo finalmente liberare dall’idea che dobbiamo sottostare ai ricatti ed alle ritorsioni dei nostri usurai.
Noi viviamo ormai incatenati in fondo alla caverna di Platone, costretti a guardare uno schermo televisivo dove i cosiddetti esperti economici e i giornalisti mainstream ci ripetono sempre lo stesso mantra :
- siamo uno Stato povero e indebitato;
- siamo un popolo di corrotti e di evasori;
- lo Stato non ha soldi e rischia il default;
- l’enorme debito pubblico deve essere ripagato;
- i Trattati Europei impediscono politiche espansive;
- la Costituzione è diventata carta straccia.
Purtroppo viviamo in un sistema economico e finanziario dove il denaro svolge un ruolo importantissimo, ma non abbiamo minimamente la consapevolezza di chi lo crea, come e dove lo utilizza, ma soprattutto non ci rendiamo conto di quali sono le vere cause di questa crescita esponenziale del debito e delle disuguaglianze in tutti i paesi del mondo.
Ci hanno convinto che siamo in questa situazione per colpa nostra, mentre invece noi siamo solo le vittime inconsapevoli di un sistema di sottrazione di risorse voluto e programmato da tempo.
Parleremo di questo nell’incontro “Società, economia e moneta positiva” che si terrà a Roma il 23 novembre 2018 alle ore 15,30, nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, con gli amici Antonino Galloni, Antonio Maria Rinaldi, Giovanni Zibordi, Marco Cattaneo, Orango Riso e Steve Keen (in video).
L’ingresso è libero e gratuito, ma è necessaria la richiesta di accredito a monetapositiva@gmail.com, affrettatevi perchè sono rimasti solo pochi posti disponibili.
Dimostreremo con dati reali ed incontrovertibili, che la verità è ben diversa :
- siamo uno Stato ricco e pieno di risorse;
- siamo un popolo di inventori e artisti;
- lo Stato è l’unico soggetto che può creare i soldi;
- l’enorme debito pubblico può essere monetizzato;
- i Trattati Europei mirano a piena occupazione e progresso sociale;
- la Costituzione vale più dei trattati e deve essere attuata.
Nel frattempo, per chi vuole approfondire questi argomenti, ne ho discusso animatamente con l’amico Francesco Carraro, che è un avvocato, per capire di chi è oggi la sovranità monetaria da un punto di vista giuridico, secondo la nostra Costituzione ed i Trattati Europei che abbiamo firmato, anticipando alcuni dei temi che tratteremo nell’incontro di Roma.
Il nostro slogan sarà #iosonosovrano, che vi prego di aiutarci a far diventare virale su Twitter, perchè solo un popolo formato da cittadini consapevoli del proprio valore, sarà sempre libero di decidere il proprio futuro e quello dei propri figli.
Il dado è tratto, Roma ci aspetta.
Fabio Conditi – Presidente dell’associazione Moneta Positiva