Tutte le volte che qualcuno individua soluzioni per uscire dalla crisi economica compatibili con i Trattati Europei, salta fuori qualche esperto in economia, finanza o diritto, che ci tiene a dimostrare che non sono possibili, perchè le norme dei trattati impongono solo austerità e sacrifici, e quindi sono sempre e comunque contro gli Stati, come se l’unico fine dell’Unione Europea fosse la schiavitù dei popoli e non il loro benessere.
Purtroppo i cosiddetti “esperti”, anche quelli che sono critici verso il sistema, hanno la tendenza ad interpretare le norme dei trattati con la logica neoliberista, trascurando completamente tutti i riferimenti espliciti a sistemi di pensiero diversi, che pure hanno ispirato la definizione degli obiettivi dell’Unione Europea.
In realtà, così come i primi 12 articoli della Costituzione ne definiscono i principi fondamentali, il Trattato sull’Unione Europea TUE definisce all’inizio gli obiettivi che si prefigge, cui si fa riferimento anche nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea TFUE, come riferimento imprescindibile per valutare le soluzioni da adottare. Vediamo cosa dice l’art.3 comma 3° TUE: “L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. … Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri.”
Nonostante questi obiettivi siano chiari ed in linea con la nostra Costituzione, l’argomentazione più in voga tra gli “esperti”, è che lo Stato italiano non può fare questo tipo di politiche economiche, perchè ha perso sia la sovranità monetaria che quella fiscale. Proviamo ad analizzare se questa affermazione è vera.
Sul tema della Costituzione e del rapporto con i Trattati Europei, ne ho parlato anche in una intervista radiofonica con il Prof. Paolo Maddalena, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, nella mia trasmissione “Alla ricerca dei soldi” in onda su Radio 1909, una radio web di Bologna, tutti i mercoledì dalle ore 11,30 alle ore 12,30, replica il sabato alla stessa ora.
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La nostra Costituzione
Prima di tutto verifichiamo cosa dice la nostra Costituzione, che è molto chiara in merito alla sovranità, perchè secondo l’art.1 “la sovranità appartiene al popolo“, e non può essere ceduta; al massimo ci possono essere limitazioni, secondo l’art.11, ma “in condizioni di parità con gli altri Stati” e solo se “necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni“.
Quindi secondo la nostra Costituzione la sovranità monetaria e fiscale, appartiene al popolo e non può essere ceduta, anche perchè sovranità, popolo e territorio, sono gli elementi fondanti di uno Stato. Se venisse meno uno di questi tre cardini, non esisterebbe più lo Stato stesso.
Vediamo ora cosa dicono in proposito i Trattati Europei, tenendo però conto del fatto che la Corte Costituzionale, con vari interventi di cui l’ultimo con Sentenza n.86 del 2012, ha sempre affermato: “Le norme dell’Unione europea vincolano in vario modo il legislatore interno, con il solo limite dell’intangibilità dei principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale e dei diritti inviolabili dell’uomo, garantiti dalla Costituzione“.
La sovranità monetaria
La sovranità monetaria è certamente “il diritto o potere da parte di una Stato di creare moneta”, così come la sovranità fiscale è “il diritto o potere da parte di una Stato di imporre le tasse”, e sono strettamente legate dal fatto che lo Stato accetta solo la propria moneta per il pagamento delle tasse.
Le sovranità monetaria e fiscale devono essere in linea con le sue scelte di politica economica, che per essere attuata, ha anche bisogno di altri due strumenti, la politica monetaria e la politica fiscale.
Cerchiamo ora di capire quali competenze sono state trasferite con la firma dei Trattati Europei, perchè, a norma dell’ art. 2 TFUE, “quando i trattati attribuiscono all’Unione una competenza esclusiva in un determinato settore, solo l’Unione può legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti”.
L’art. 3, comma 1°, lett. C) TFUE attribuisce all’Unione solo la competenza esclusiva nel settore della “politica monetaria per gli Stati membri la cui moneta è l’euro”. Di conseguenza, le politiche economiche e quelle fiscali sono ancora di competenza degli Stati, perchè non rientrano tra le competenze esclusive dell’Unione previste all’art.3 TUE, ma neanche tra le competenze concorrenti definite dall’art.4 TFUE. Le politiche economiche vengono citate nell’art.5 comma 1° TFUE, dove si conferma che “Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche nell’ambito dell’Unione. A tal fine il Consiglio adotta delle misure, in particolare gli indirizzi di massima per dette politiche“.
In definitiva l’unica competenza realmente trasferita è quella delle politiche monetarie, che però non devono mai essere confuse con la sovranità monetaria che è ancora degli Stati, che seguitano ad emettere monete metalliche con il proprio simbolo e ricevono il signoraggio anche sulle banconote.
Lo conferma anche la Banca d’Italia nel suo sito >>>QUI : “Oggi, quindi, il signoraggio viene percepito in prima battuta dalle banche centrali, le quali tuttavia lo riversano poi agli Stati, titolari ultimi della sovranità monetaria“.
La dimostrazione la si trova nei bilanci della BCE e della Banca d’Italia, dove il signoraggio concorre alla formazione dell’utile, che viene alla fine effettivamente versato per la maggior parte allo Stato italiano (pag.70 del Bilancio >>> QUI).
La politiche monetarie
Le politiche monetarie sono l’insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi (ndr generalmente adottati da uno Stato), per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte.
Quindi mentre la sovranità monetaria è il potere dello Stato di creare moneta a corso legale e determina il diritto a percepire il relativo signoraggio, le politiche monetarie sono strumenti tipici di una banca centrale volti a regolamentare la moneta, a controllare il sistema creditizio e vigilare sul sistema bancario. La sovranità monetaria e le politiche monetarie, insieme alle politiche fiscali, sono gli strumenti a disposizione per raggiungere gli obiettivi di politica economica, quindi sono ad essa strettamente legati.
La BCE ha l’esclusiva delle sole politiche monetarie, ma non ha la sovranità monetaria che è di competenza esclusiva dei singoli Stati, come dimostra il signoraggio che questi ricevono. La BCE infatti può solo prestare il denaro che crea o utilizzarlo per comprare titoli e/o asset finanziari, ma non può creare denaro per l’economia reale; questa rimane una competenza esclusiva dello Stato.
Obiettivi della BCE
Le politiche monetarie della BCE hanno finalità definite dall’art.127 comma 1° TFUE: “L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali, in appresso denominato SEBC, è il mantenimento della stabilità dei prezzi (ndr inflazione vicina al 2%). Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali nell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del trattato sull’Unione europea“.
Quindi per raggiungere l’obiettivo di inflazione vicina al 2%, la BCE deve anche contribuire agli obiettivi dell’Unione Europea che abbiamo visto all’inizio (art.3 comma 3° TUE), tra i quali ci sono anche crescita economica equilibrata e piena occupazione. Non c’è scritto da nessuna parte che questo obiettivo si possa raggiungere creando denaro per comprare titoli e/o asset finanziari sui mercati finanziari, come sta facendo Mario Draghi con il Quantitative Easing, tra l’altro ottenendo scarsi risultati sull’aumento dell’inflazione, ma soprattutto peggiorando la crescita e l’occupazione.
In un periodo di deflazione e recessione come quello attuale, l’inflazione vicina al 2% può essere raggiunta solo immettendo denaro nell’economia reale e non solo nei mercati finanziari, perchè questo è in aperto contrasto con gli obiettivi dell’art.3 del TUE.
Molti pensano che la dicitura “fatto salvo”, espressa nell’art.127 TFUE, escluda la seconda parte, ma non è così. Supponiamo ad esempio di stabilire che l’obiettivo principale di chi cucina il pranzo, sia quello di non spendere più di una certa cifra, ma, fatto salvo questo obiettivo, deve farci mangiare cibi sani e naturali: in questo caso la dicitura “fatto salvo” non significa che l’obiettivo è solo quello economico, ma che dobbiamo raggiungerlo scegliendo solo cibi sani e naturali, evitando i cibi scadenti, soprattutto se, come ha già spiegato Mario Draghi, “abbiamo ampie risorse per far fronte alle nostre emergenze“.
In realtà quando nei Trattati si fa esplicito riferimento alla stabilità dei prezzi, viene sempre evidenziato anche il sostegno agli obiettivi dell’Unione previsti all’art.3 comma 3° TUE, concetto sottolineato sia nell’art.127 comma 1° TFUE che nell’ art.119 comma 2° TFUE.
Tra l’altro l’art. 4 comma 3° TUE impone agli Stati membri dell’Unione di astenersi “da qualsiasi misura che rischi di mettere in pericolo la realizzazione degli obiettivi dell’Unione”, che non sono solo la stabilità dei prezzi, ma anche e soprattutto la piena occupazione e la crescita economica equilibrata.
In conclusione non solo lo Stato ha ancora la sovranità monetaria, ma in una situazione recessiva e deflattiva come quella attuale, può e deve utilizzarla per raggiungere gli obiettivi previsti dall’art.3 comma 3° TUE.
La sovranità fiscale
Abbiamo già detto in precedenza che lo Stato ha anche la sovranità fiscale, perchè questa competenza non rientra tra le competenze esclusive dell’Unione previste all’art.3 TUE, ma non rientra neanche tra le competenze concorrenti definite dall’art.4 TFUE.
E’ chiaro che i trattati introducono vincoli, come il 3% ed il Fiscal Compact, ma nessuno può vietare l’utilizzo delle sovranità monetaria e fiscale, cioè il potere dello Stato di creare moneta e imporre le tasse.
Lo Stato e l’economia reale hanno bisogno, per uscire dalla crisi economica, di utilizzare strumenti monetari e fiscali che incentivino lo sviluppo economico e la crescita, e per questo uno strumento monetario accettato per il pagamento delle tasse o uno strumento fiscale accettato come riduzione delle tasse, hanno per i cittadini e per l’economia lo stesso effetto benefico, anche se sono ad accettazione volontaria. Entrambi sono strumenti generati direttamente dallo Stato senza emettere titoli di stato, per cui possono circolare liberamente senza che debbano essere pagati interessi ad alcuno.
D’altro canto sfatiamo anche questo mito della necessità dell’accettazione obbligatoria derivante dal corso legale, oggi più del 90% della moneta che usiamo è una moneta elettronica bancaria (o meglio credito bancario) che è ad accettazione volontaria. Infatti nessuno ricorda che le uniche monete a corso legale sono le monete metalliche e le banconote, tutto il resto è da noi accettato come fosse moneta a corso legale, ma in realtà è credito creato dal nulla dalle banche private.
In conclusione, i Trattati Europei introducono norme e vincoli che riducono gli ambiti di manovra degli Stati, ma l’unico modo di realizzare crescita economica e piena occupazione è utilizzare la sovranità monetaria e fiscale degli Stati, che permetterebbe di ridurre il debito pubblico e privato, e paradossalmente di rispettare anche i vincoli dei trattati come il fiscal compact o il pareggio di bilancio.
In questo modo non solo possiamo raggiungere gli obiettivi previsti dall’art.3 del TUE, ma anche rispettare i principi fondamentali della nostra Costituzione, in particolare l’art.3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Gli strumenti monetari della BCE
Vediamo ora quali sono gli strumenti monetari della BCE:
- l’art.128 comma 1° TFUE dice che “La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione“.
- l’art.128 comma 2° TFUE dice che “Gli Stati membri possono coniare monete metalliche in euro con l’approvazione della Banca centrale europea per quanto riguarda il volume del conio“.
Quindi le banconote sono effettivamente l’unico strumento monetario esclusivo della BCE, ma possono essere solo prestate alle banche che ne hanno necessità, essendo create al passivo del proprio bilancio, dovendo sempre inserire all’attivo le garanzie bancarie costituite da obbligazioni di vario genere. Essendo emesse per concessione degli Stati che hanno sovranità monetaria, il signoraggio comunque viene girato ad essi in quota parte.
Strumenti monetari e fiscali dello Stato
Lo strumento monetario storico dello Stato sono le monete metalliche, di proprietà dei singoli Stati e diverse tra le varie nazioni, che possono essere coniate dagli Stati con l’approvazione del volume di conio, da parte della BCE, necessaria perchè le monete metalliche circolano liberamente in tutta l’Unione. In realtà diversi paesi, come ad esempio la Germania o la Finlandia, coniano monete metalliche da collezione di valore superiore a 2 euro, che hanno validità a corso legale solo all’interno del proprio territorio, a dimostrazione che la sovranità monetaria esiste ancora ed è dei singoli Stati.
I biglietti di stato sono l’equivalente cartaceo delle monete metalliche, e non essendo minimamente citati dai trattati europei, perchè di competenza esclusiva degli Stati e validi solo sul proprio territorio, non sono vietati perchè vale il principio costituzionale che “è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge“.
La moneta elettronica può essere emessa dallo Stato addirittura senza bisogno di una banca pubblica in base all’art.114bis comma 2° del Testo Unico Bancario: “Possono emettere moneta elettronica, nel rispetto delle disposizioni ad essi applicabili, la Banca centrale europea, le banche centrali comunitarie, lo Stato italiano e gli altri Stati comunitari, le pubbliche amministrazioni statali, regionali e locali, nonché Poste Italiane“. Sarebbe sufficiente un sistema di banche pubbliche, come ha ancora la Germania, per creare finalmente credito per l’economia reale, e non solo per i mercati finanziari, nel rispetto dell’art.47 della nostra Costituzione. Se oggi le banche private possono emettere moneta elettronica, anche se non hanno la sovranità monetaria, allora sicuramente possono farlo gli Stati nazionali che ce l’hanno.
Basti pensare al campo ancora inesplorato delle monete virtuali basate sulle blockchain, che potrebbero garantire pagamenti veloci e sicuri, senza la necessità di un sistema bancario e quindi non rientrano tra le competenze della BCE ma nella sovranità monetaria dello Stato.
Un esempio ancora più evidente, sono le monete fiscali, che non essendo moneta a corso legale, ma ad accettazione volontaria, non rientrano all’interno delle politiche monetarie ma solo nelle politiche fiscali che sono di competenza esclusiva dello Stato.
Ne parleremo in modo più dettagliato nel prossimo articolo, perchè vale la pena di approfondire questo che è sicuramente il sistema più adeguato, nell’attuale situazione, per creare sviluppo economico ed uscire dalla crisi economica senza violare i Trattati Europei.
Conclusioni
Attualmente i cosiddetti esperti economici, anche quelli critici nei confronti dell’attuale sistema, hanno la “tendenza” ad interpretare i Trattati Europei secondo la logica neoliberista, per la quale gli Stati non devono e non possono intervenire nell’economia reale. In realtà i principi fondamentali della nostra Costituzione dicono l’esatto contrario e sono inviolabili, oltre che superiori a qualsiasi norma dei Trattati Europei. Per questo hanno cercato di cambiarla con l’ultima “Deforma Costituzionale”, ma non ci sono riusciti perchè il popolo italiano ha espresso un chiaro NO nel referendum del 4 dicembre 2016.
Oggi i vincoli imposti dalla Commissione Europea e le politiche monetarie portate avanti dalla BCE sono in netto contrasto non solo con la nostra Costituzione, ma anche con gli obiettivi stessi dell’Unione Europea, nei quali non è previsto il sostegno ai mercati finanziari come invece sta facendo Mario Draghi, o la distruzione degli Stati con le politiche di austerity.
L’unica possibilità di uscire seriamente da questa crisi economica e rendere più stabile il sistema bancario e finanziario, è che gli Stati ricomincino ad usare la propria sovranità monetaria e fiscale che la BCE non ha e non potrà mai avere, intervenendo nell’economia reale con strumenti che non comportino solo un aumento del debito e degli interessi pagati.
Considerato che qualsiasi tentativo di esercitare la sovranità monetaria e fiscale da parte di uno Stato membro, potrebbe comportare una immediata e violentissima reazione da parte di Bruxelles, è necessario prima riprendere il controllo del sistema bancario, sia riformando Banca d’Italia che creando banche pubbliche, in modo da evitare manovre ritorsive come il blocco dei prelievi e/o di tutti i sistemi di pagamento.
Speriamo che prevalgano nel nostro Parlamento e riescano a formare un Governo stabile, le forze politiche che abbiano la forza e la volontà di pretendere dall’Unione Europea il rispetto degli obiettivi dei Trattati Europei e dei principi fondamentali della nostra Costituzione: se i vincoli economici della UE non forniscono un contributo al raggiungimento di questi obiettivi, allora significa che sono sbagliati e devono essere assolutamente cambiati.
In realtà lo Stato ed il popolo italiano hanno ancora la sovranità ed il potere, fornito per fortuna dalla nostra Costituzione, di pretendere il cambiamento di queste politiche o, in alternativa, di uscire dalla UE. Oggi purtroppo UE è diventata l’abbreviazione di “Uccelliera Europea”, una gabbia per i popoli dove i vincoli di ordine economico e sociale, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Fabio Conditi
Presidente dell’associazione Moneta Positiva