Alberto Bisin è una vecchia conoscenza, le sue sortite sulla moneta mi ricordano sempre le gesta di un personaggio storico molto determinato, quello che ha dato origine al detto “dove passa Attila non cresce più erba”.
Il famoso economista bocconiano, degno allievo del Prof. Mario Monti, pochi giorni fa è sceso sui campi della Modern Monetary Theory con l’intento di fare alla moneta quello che Attila faceva all’erba.
Dimostrare che il denaro non può e non deve crescere nell’economia reale.
Il 2 gennaio 2020 ha scritto un articolo sul giornale “Il Foglio” dal titolo “La Modern Monetary Theory non è una teoria e non è moderna”, sottotitolo “Il deficit non è un mito e stampare moneta non è la bacchetta magica: perché la Mmt è solo un artificio retorico”.
https://www.ilfoglio.it/economia/2021/01/02/news/la-modern-monetary-theory-non-e-una-teoria-e-non-e-moderna–1616619/
Vediamo di analizzare i suoi argomenti, perché contrariamente al feroce condottiero barbaro che usava solo armi fisiche, il Prof. Alberto Bisin usa le armi della più bieca retorica.
L’occasione è quella di partire della traduzione italiana del libro di Stephanie Kelton, “Il Mito del Deficit” (Fazi Editore), di cui trovate la prefazione qui https://comedonchisciotte.org/stephanie-kelton-il-mito-del-deficit-prefazione-alledizione-italiana/.
In questo libro, secondo Bisin, l’autrice individua una “politica economica” che “è fondamentalmente una lista della spesa pubblica”, perché “contiene di tutto: spesa per infrastrutture, istruzione, assicurazione sanitaria, sussidi alla disoccupazione”.
Il cuore del problema non è questo tipo di politica economica, su cui sembra addirittura d’accordo “in un certo senso”, ma il fatto che per realizzarla uno Stato possa e debba creare denaro.
La sintesi della tesi MMT
Prendendo a pretesto il commento di Mariana Mazzuccato, nella presentazione del libro da parte della casa editrice, estrapola una accurata sintesi della tesi della MMT:
- “La moneta non è scarsa”
- “è errato associare il bilancio di uno Stato a quello di una famiglia”
Per Alberto Bisin “entrambe le affermazioni sono assolutamente corrette, da un punto di vista logico” per i seguenti motivi:
- i) la moneta può essere stampata da uno stato sovrano senza costi fisici di produzione (a costi minimi) e può essere usata da questo come finanziamento della spesa;
- ii) per una famiglia, invece, questa fonte di finanziamento non è ovviamente una possibilità.
Arrivato a questo punto ho pensato “finalmente il grande economista neoliberista è rimasto folgorato sulla via di Damasco e si è convertito alla MMT”.
In base alle sue stesse parole, si potrebbe tranquillamente affermare che “uno Stato può creare denaro, perché non è come una famiglia”. Fine della discussione.
Ma l’entusiasmo è durato poco, perché il prode barbaro della moneta, ha subito individuato il problema che la creazione di denaro provoca nell’economia reale, sostituendo al concetto di “creazione di denaro” quello a lui più comodo di “monetizzazione del debito” : “il vincolo alla monetizzazione del debito è l’inflazione”.
“Fondamentalmente la MMT” dice Bisin è “un sistema di affermazioni di per sé corrette che alludono a conclusioni desiderate senza implicarle logicamente, anzi fondamentalmente contraddittorie. La valenza di queste affermazioni è esclusivamente e puramente retorica” la cui chiave “consiste nel minimizzare il vincolo inflazionistico”.
Il nostro economista, neoliberista convinto, prova anche ad elencare le critiche di un lettore ideologicamente convinto della MMT, il quale a suo parere potrebbe argomentare che:
- “questa mia rappresentazione sia a sua volta ideologica, basandosi su un giudizio soggettivo di quanto poco o male il vincolo inflazionistico sia citato dall’autrice e di quanto poco esso sia integrato nella struttura della MMT”;
- “ha ragione l’autrice a minimizzare il vincolo inflazionistico perché l’inflazione appare un fenomeno del passato, non più un vero vincolo alla politica monetaria dei paesi sviluppati che invece faticano a inflazionare quel po’ che vorrebbero”;
- “molti economisti (intendo economisti mainstream come Olivier Blanchard ad esempio) sostengono che oggi, per varie ragioni, un maggior debito pubblico negli Stati Uniti sia sostenibile (e quindi desiderabile) senza generare spinte inflazionistiche”.
Quest’ultima affermazione sembrerebbe dar ragione alla MMT senza possibilità di appello, visto che proprio nel 2020 gli Stati Uniti hanno aumentato in modo esponenziale il proprio debito pubblico ed immesso molto denaro nell’economia reale, senza aumentare l’inflazione.
La creazione di moneta e l’inflazione
Ma il nostro prode cavaliere del pensiero unico in economia, non si spaventa e tira fuori dal cappello il suo coniglio:
“La questione di quanto spazio fiscale sia disponibile senza creare inflazione sarebbe una questione empirica, da risolvere e dibattere a suon di modelli econometrici. … (MMT) si guarda bene dal partecipare all’analisi empirica degli effetti inflazionistici della spesa pubblica che avviene giornalmente in accademia e nelle banche centrali di tutto il mondo. In quanto teoria monetaria antitetica, la MMT deve produrre una giustificazione concettuale all’esistenza di uno spazio fiscale illimitato per uno stato sovrano”. Per chiudere con un lapidario “E infatti questo fa, ma solo retoricamente. Poiché logicamente l’argomento non sta in piedi, lo spazio fiscale illimitato non esiste. Per questo ammette ma nasconde e non integra nell’analisi il vincolo inflazionistico alla spesa pubblica”.
Ha anche la pretesa di “risolvere e dibattere a suon di modelli econometrici” la questione di quanto denaro si può creare senza aumentare l’inflazione, facendo finta di dimenticare che questi modelli non sono mai stati in grado di azzeccare le previsioni economiche e finanziarie, perché ormai obsoleti, visto che non considerano il denaro creato dal nulla dal sistema bancario.
Tra l’altro affermare che esiste un “un vincolo inflazionistico alla spesa pubblica” e chiedere alla MMT di dimostrare il contrario, è “un argumentum ad ignorantiam”, cioè una fallacia logica perché utilizza una proposizione falsa, che però viene considerata vera solo perché non viene dimostrato il contrario.
In realtà dovrebbe essere l’esimio professore a dimostrare che l’affermazione è vera, cioè che quando creo denaro per fare spesa pubblica, allora si genera automaticamente inflazione.
L’esimio professore afferma come fosse un dogma acquisito, una relazione che è smentita anche dalla formula classica dell’inflazione, quella che mette in relazione la quantità di denaro con i prezzi.
Infatti anche gli studenti del 1° anno di economia conoscono la formula di Fisher
M x V = P x Q
che mette in relazione la massa monetaria M e la sua velocità di circolazione V, con il livello generale dei prezzi P e la somma della quantità di beni prodotti e scambiati Q.
L’esimio professore dovrebbe ricordare che lo stesso Irving Fisher, padre ideatore di questa formula, affermava che essa è valida solo nel caso di piena occupazione e di massimo utilizzo della capacità produttiva, altrimenti un aumento di moneta nel sistema provocherebbe solo un aumento dell’occupazione e della produzione di beni e servizi, con prezzi stabili.
Ma oggi siamo ben lontani da queste due ipotesi.
Anzi dovremmo creare denaro e spenderlo nell’economia reale proprio per arrivare finalmente a quelle due condizioni, perché sarebbe l’unico modo di soddisfare i bisogni individuali e collettivi delle persone, e di avere la piena occupazione.
Questo è anche l’obiettivo della Modern Monetary Theory, del libro di Stephanie Kelton e delle analisi di Mariana Mazzuccato.
Ha poco senso dissertare, caro Professore, se è un “teoria” e soprattutto se è “moderna”.
L’unica cosa che dobbiamo chiederci è se può essere utile in questo momento.
Noi crediamo di sì, anzi riteniamo sia l’unica cosa possibile da fare.
Creare denaro per aumentare la spesa pubblica.
Possibilmente senza fare debito, come stiamo proponendo da anni.
Nella consapevolezza che non è assolutamente vero che “il governo ha un vincolo di bilancio che può soddisfare con tasse oggi, tasse domani (debito), o inflazione (che è una tassa a sua volta)”, perché oggi abbiamo le prove, che si può creare denaro senza generare debito e/o inflazione.
Per realizzare il benessere equo e sostenibile di tutti e non l’arricchimento di pochi privilegiati.
Perché LORO non molleranno facilmente, ma NOI NON MOLLEREMO MAI.
© Fabio Conditi