Il 1° febbraio 2023 Eurostat ha approvato la moneta fiscale, perché nel tentativo di boicottare il credito d’imposta cedibile del Superbonus 110%, in realtà ne autorizza l’utilizzo, ma con un trattamento contabile diverso da quello previsto dal Regolamento (UE) n.549/2013, che istituisce il Sistema Europeo dei Conti SEC 2010.
Infatti nell’aggiornamento 2022 del Manuale del Deficit e del Debito Pubblico, sezione 2.2.2 punto 30, Eurostat ritiene che il “SEC non copre i nuovi modelli di crediti d’imposta che consentono il trasferimento a terzi o il differimento, in particolare a tempo indeterminato, dell’utilizzo dei crediti d’imposta, o quei crediti d’imposta che possono compensare il debito fiscale totale piuttosto che una specifica imposta sottostante”.
Per questi “nuovi modelli di crediti d’imposta” creati in Italia, Eurostat ritiene che la formulazione del SEC “dovrebbe essere interpretata in senso più ampio, vale a dire che i crediti d’imposta possono diventare “pagabili” se ci sono elementi nel regime di credito d’imposta che indicano una probabilità molto alta che il credito d’imposta alla fine non venga perso”.
Cosa prevede il Regolamento
Questa nuova interpretazione del Manuale è molto diversa dalla definizione di credito d’imposta presente nel Regolamento, dove al punto 20.167 viene specificato che: “I crediti d’imposta possono essere “pagabili”, nel senso che l’eventuale ammontare del credito che superi il debito d’imposta viene pagato al beneficiario. Per contro, alcuni crediti d’imposta sono “non pagabili” e sono descritti come “non recuperabili”. Sono limitati all’ammontare del debito d’imposta”.
Nel successivo punto 20.168 viene specificato il trattamento contabile. Il credito d’imposta non pagabile “viene registrato come una riduzione del debito d’imposta e pertanto come una riduzione del gettito fiscale delle amministrazioni pubbliche”, mentre i crediti d’imposta pagabili, che sono utilizzabili anche dai non contribuenti, “sono classificati come spesa e registrati come tali per il loro importo totale”.
Quindi il Regolamento è semplice e chiaro, il credito d’imposta è “pagabile” solo se lo Stato si impegna a rimborsartelo quando non hai sufficiente capienza fiscale, altrimenti è “non pagabile”. Invece il Manuale sostiene che un credito d’imposta “non pagabile” può diventare “pagabile” se c’è una probabilità molto alta che il credito d’imposta alla fine “non venga perso”. Ma la minore perdibilità non può cambiare la natura del credito d’imposta, che è e rimane “non rimborsabile” anche se utilizzabile al 100%.
Il credito d’imposta del Superbonus 110%
Il Superbonus 110% rientravano sicuramente nella fattispecie “non pagabile” prevista dal Regolamento, infatti concedeva crediti d’imposta cedibili verso tutti, ma mai rimborsabili da parte dello Stato, quindi non c’era alcun obbligo di pagamento da parte dello Stato. In questo modo sono stati redatti n.3 bilanci dello Stato nel 2020, 2021 e 2022, che sono stati tranquillamente approvati e lodati dall’Unione Europea.
La misura ha generato una crescita economica sostenibile per l’Italia, senza aumento del debito pubblico ma soprattutto senza nuove emissioni di titoli di stato sui mercati finanziari. Per questo motivo qualcuno ha deciso che bisognava fermarla a tutti i costi.
Fatto dimettere Giuseppe Conte, è arrivato Mario Draghi che ha subito iniziato una campagna di disinformazione, amplificata dai media, per demonizzare il Superbonus 110% sostenendo che:
– ha triplicato i prezzi nell’edilizia (falso perché sono aumentati in altri paesi più che da noi);
– è un costo eccessivo per lo Stato (smentito dagli studi di Luiss Business School e Nomisma);
– ha generato molte frodi (in realtà erano solo il 3% di quelle presunte).
Il nuovo Manuale del Deficit e del Debito Pubblico
Nel frattempo i dirigenti di Istat, tramite il nostro rappresentante in Eurostat, hanno cercato in tutti i modi di modificare il Manuale del Deficit e del Debito Pubblico, per dare un significato nuovo e diverso all’interpretazione delle norme del SEC 2010, al solo fine di depotenziare questi nuovi strumenti creati dall’Italia.
In pratica non potendo dimostrare che il credito d’imposta è “pagabile” secondo l’interpretazione del Regolamento, visto che è dichiaratamente “non rimborsabile”, hanno introdotto nel Manuale il concetto nuovo e diverso di “alta probabilità di utilizzo”, che oltre ad essere impossibile da quantificare, non equivale alla certezza di utilizzo, che c’è solo nel caso in cui il credito sia “rimborsabile” dallo Stato.
Ma questa nuova versione ha un problema: se metto come spesa il 100% del credito d’imposta emesso e ho un’alta probabilità di utilizzo, ad esempio del 99%, finirei comunque per considerare debito anche quell’1% che in realtà andrà perso e non costituisce quindi un mancato gettito.
Fortunatamente esiste una soluzione per evitare che il credito d’imposta cedibile a tutti sia considerato debito pubblico, perché, secondo il punto 38 del Manuale, “è quindi da considerarsi un credito d’imposta pagabile, a meno che non vi sia la prova che un importo non trascurabile andrà sprecato”.
Quindi basta dimostrare che c’è sempre la possibilità di perdere il credito d’imposta oppure introdurre una piccola perdita in percentuale automatica ad ogni cessione o riporto negli anni successivi, per avere la “prova” che un importo non trascurabile andrà sicuramente sprecato.
La moneta fiscale è possibile
In conclusione, nonostante sia chiaro il tentativo, da parte di Eurostat, di boicottare il credito d’imposta cedibile, cambiando le norme per farlo considerare debito pubblico anziché mancato gettito, in realtà questa modifica rende possibile creare una nuova forma di credito d’imposta amplificato, che può essere cedibile a tutti infinite volte, riportabile agli anni successivi ed utilizzabile per compensare qualsiasi debito verso lo Stato.
È vero che secondo questa nuova interpretazione il credito d’imposta verrebbe considerato debito pubblico, come avviene già oggi per le banconote e le monete metalliche, ma sarebbe solo un fatto formale, che non infuisce sul debito di Maastricht, visto che nella sostanza non c’è alcuna obbligazione finanziaria a carico dello Stato.
Quindi, nel tentativo di boicottare queste nuove forme di crediti d’imposta cedibili, Eurostat in fondo li ha dichiarati legali e perfettamente realizzabili, come diciamo noi da tanti anni, rendendo possibile introdurre nel nostro sistema economico una vera e propria “moneta fiscale”, utilizzabile per fare spesa pubblica.
Con il vantaggio che la moneta fiscale sarebbe creata dallo Stato senza emettere titoli di stato, senza contrarre debiti verso i mercati finanziari e senza pagare interessi.
Scusa se è poco.
Fabio Conditi
Presidente dell’associazione Moneta Positiva