E’ uscito in italiano il libro di economia divulgativa più discusso dell’anno probabilmente nel mondo, “Il Mito del Deficit” (pubblico) di Stefanie Kelton e i professori della Bocconi si sono affrettati a bocciarlo sui giornali nostrani perchè la Kelton spiega che puoi fare ampi deficit pubblici.
Il libro ha avuto successo perchè proprio adesso è sotto gli occhi di tutti che si fanno enormi deficit pubblici, dal 10 al 20% del PIL ovunque, dal Brasile al Giappone al Canada all’Italia e l’inflazione è mediamente zero (leggermente negativa in Italia, Eurozona e Giappone, leggermente positiva in America e Cina).
Mario Draghi stesso, nella sua ultima conferenza stampa, aveva dichiarato che la BCE “should be open to ideas such as Modern Monetary Theory” cioè che si dovrebbe prendere in considerazione le idee della MMT, la scuola di pensiero che fa appunto fa capo a Warren Mosler e Stefanie Kelton.
Alla Bocconi sanno invece e ripetono che se stampi moneta crei inflazione, per cui con ampi deficit pubblici scoppierà l’inflazione.
Dove si verifica questo “legame tra moneta e prezzi” di cui parlano i professori come Franco Bruni, Tommaso Monicelli e altri che hanno recensito il libro della Kelton questa settimana ? Come si sa, al momento ovunque nei paesi avanzati l’inflazione è zero, i tassi vicini o anche sotto zero e i deficit sono i maggiori dal 1944.
Il mondo però è grande, e in effetti in Sudan il governo ha stampato dinari pari al 50% dei soldi in banca e cash (che gli economisti chiamano “M2” dove M sta per moneta e “2” indica quella liquida diciamo), li ha distribuiti, la gente li ha spesi e l’inflazione è al 200%. Dato che anche in Zimbabwe, Venezuela e Argentina è successo, la teoria della troppa moneta uguale inflazione funziona. Per qualche motivo però non funziona nel 98% dell’economia mondiale (Asia, Europa, America..) dove non succede da metà anni ‘80.
In realtà poi ci sarebbe da dire che, anche nei famigerati anni ‘70 dell’inflazione in Italia, la crescita del reddito reale procapite era ottima, quasi uguale a quella degli anni ‘60 e pari a quella degli anni ‘80. Non è nemmeno vero che un inflazione oltre il 10% soffoca l’economia perché un semplice sguardo all’andamento del reddito reale in Italia dimostra che non è così. Anzi, è stato il periodo di inflazione sempre più bassa degli ultimi venti anni, che ha coinciso con una depressione e declino.
L’economia che si insegna alla Bocconi sembra quindi di scarsa utilità pratica per chi non viva in Venezuela. In Italia ad esempio, è dal 1995, quindi da 25 anni, che lo Stato sottrae denaro, moneta, diciamo potere d’acquisto per non invischiarci troppo nelle definizioni, all’economia, perché ogni anno tassa di più di quello che spende (“avanzo primario”).
E siamo stati gli unici al mondo a ridurre in questo modo la quantità di denaro che circola nell’economia a forza di tasse.
Il termine “avanzo primario” sta per “prima degli interessi” che lo Stato paga su BOT e BTP. Questo saldo prima degli interessi è quello che conta, perché gli interessi sono una spesa che per la maggior parte non tornano ad imprese e famiglie. Negli anni dell’Euro gli investitori esteri hanno comprato metà dei BTP (non dei BOT e CCT che rendono meno) e sono arrivati a incassare almeno un terzo delle cedole. Poi c’erano assicurazioni e banche italiane e Bankitalia che incassavano gli interessi e anche i loro non tornano alle famiglie per essere spesi. Solo una frazione di famiglie perlopiù benestanti che deteneva BTP e BOT tramite (quasi sempre) fondi riceveva una parte degli interessi. Di conseguenza, lo Stato italiano, caso unico al mondo come si vede dal grafico, da una generazione spende sempre di meno di quello che tassa. Per cui da una generazione lo Stato italiano sottrae denaro (e moneta che dir si voglia) all’economia.
Questo fatto basilare non figura praticamente mai negli articoli sul deficit pubblico che leggi, ma è la chiave per capire perché in Italia le cose vadano male da più di venti anni. Se le famiglie e le imprese ogni anno pagano di tasse più di quello che lo Stato immette nell’economia spendendo, queste poi spendono e investono meno e il PIL non cresce. Inoltre il mercato immobiliare resta depresso, di conseguenza anche le banche (per le quali gli immobili sono il vero business) tagliano il credito e l’economia declina.
Nel resto del mondo invece capiscono questo concetto che Stefanie Kelton (e altri) spiegano chiaramente e cioè che lo Stato deve aumentare ogni anno in misura adeguata il denaro che circola nell’economia e fare il contrario di famiglie e imprese per le quali è bene che siano in avanzo. Ma perché famiglie e imprese siano in avanzo, lo stato deve essere in deficit. Il deficit è la condizione normale, non un errore. Perchè famiglie e imprese di un paese siano in grado di spendere e investire occorre che lo Stato immetta una certa quantità di denaro nell’economia e cioè faccia deficit adeguati.
Questo non era vero nel 1700 quando si usavano monete metalliche, ma l’economia moderna, non quella del Sudan o Zimbabwe, si fonda sul credito e le banche.
Il debito complessivamente (tra stato, famiglie e imprese) è nei paesi industriali pari a tre volte il PIL e se il denaro che circola non aumenta non riesci a pagare rate e interessi. Nei tempi antichi o nei paesi con un economia più primitiva basata su cash è diverso, ma nei paesi avanzati quasi tutto il denaro che circola è anche debito. E perché si possano pagare rate e interessi ogni anno occorre che la quantità di denaro che circola aumenti. In Cina hanno pubblicano ogni mese il dato del “finanziamento totale all’economia” che riassume tutto il denaro che il sistema bancario e finanziario fornisce a imprese e famiglie. E questo numero aumenta sempre, il governo non permette mai che si riduca. In Italia se lo calcolassimo si riduce da più di dieci anni.
La controprova di questo concetto è in questo grafico del credito a famiglie e imprese. In Francia ad esempio è il doppio rispetto all’Italia per cui da loro circola denaro a sufficienza nell’economia e questo spiega come mai pur avendo produzione industriale inferiore alla nostra e un deficit estero cronica la Francia abbia tenuto il passo in termini di PIL con la Germania.
Questi concetti del libro della Kelton che abbiamo riassunto hanno implicazioni pratiche vitali per il popolo italiano. Ad esempio con la pandemia si è visto che in Italia si spende, come sanità pubblica ora molto meno degli altri paesi paesi e non parliamo di Olanda o Germania che sono sostanzialmente più ricche. Come di vede dal grafico, da quando l’Italia fa il contrario tiene sempre le tasse maggiori delle spese pubbliche (“avanzo primario”), ovviamente anche la spesa sanitaria è declinata rispetto agli altri paesi e molto di più quanto si sia ridotto il reddito italiano relativo. Noi spendiamo 1,700 euro per abitante e in Francia circa 2,800 per non parlare della Germania che spende il doppio.
Non c’è nessuna ragione per continuare con questa politica suicida degli avanzi di bilancio, cioè il governo che tassa di più di quello che spende e riduce il denaro nell’economia ogni anno. Nel mondo i tassi di interesse sono scesi quasi a zero ovunque, anche un BTP a 5 anni ora costa zero e i governi di fatto hanno finanziato enormi aumenti di debito pubblico, indirettamente, tramite le Banche centrali, dimostrando che in caso di bisogno un governo può aumentare i deficit pubblici senza problemi.
I critici della MMT e del libro della Kelton fingono di non vedere che il mondo occidentale (e non solo quello perché la Cina ha aumentato da 7 mila a 40 mila mld di dollari i suoi aggregati monetari) sia stato salvato da una crisi sistemica, sia nel 2008 che oggi, da un massiccio intervento di creazione di moneta. Per loro la povera Italia va esclusa dalla soluzione che tutto il mondo pratica da tempo.
E’ ora di finirla con gli spauracchi dello Zimbabwe perché siamo in Italia e l’evidenza storica, illustrata per esempio nella “Storia Monetaria d’Italia” di Fratianni e Spinelli, è che dal 1862 al 1980 lo Stato italiano ha finanziato il 54% dei suoi deficit complessivamente con moneta, finanziamenti della Banca centrale). E fino a quando si è fatto così, fino ai primi anni 80, l’economia è cresciuta alla pari e meglio delle altre.
Andrebbe anche aggiunto che il vincolo di bilancio ha impedito allo Stato di intervenire a sostegno delle banche italiane in crisi dopo il 2008 come negli altri paesi lasciando che tagliassero il credito indiscriminatamente alle imprese italiane (-25% in dieci anni).
La soluzione è invece proprio quella di andare avanti sulla strada della monetizzazione del debito, come ha fatto il Giappone dove la Banca centrale ne possiede oggi il 44% e una cifra pari al 100% del PIL nipponico.
Il fatto che negli anni 70 e 80 lo Stato italiano ha fatto più deficit di altri Stati è verissimo, ma in una logica MMT, è simile a quando uno Stato ha accumulato deficit nel passato a causa di guerre ad esempio. Si può recriminare sugli sprechi del passato (o sulle guerre in cui si è stati coinvolti, in altri contesti), ma questo “peccato originario” non può, dopo 30 anni e dopo aver pagato 4mila miliardi di interessi sui titoli di Stato, continuare a paralizzare per sempre il popolo italiano. Come si è sempre fatto, per esempio, dopo che c’era stato un accumulo di debiti pubblico per delle guerre, occorre una soluzione una tantum per monetizzare parte di questo debito, che è poi quello che, sotto false spoglie, sta facendo Bankitalia che ha ora 400 miliardi di debito pubblico.
© Giovanni Zibordi