In tema di psicologia di massa, contestualizzata alla pandemia attuale, vi è uno studio internazionale pubblicato sulle riviste scientifiche più prestigiose, intitolato COVID-19 and the Political Economy of Mass Hysteria, che in modo inedito riesce ad evidenziare i nessi fra il ben conosciuto fenomeno di isteria di massa e le strategie di economia politica degli Stati moderni, i quali hanno saputo usare la notizia di una nuova pandemia ai fini di influire negativamente sulla salute pubblica. Ciò è stato possibile grazie al controllo degli Stati sui mass-media, attraverso cui sono stati diffusi esclusivamente e ripetutamente solo notizie e dati negativi, in grado di creare un impatto sulla salute pubblica sotto forma di effetti nocebo e isteria di massa. Un contributo altrettanto inedito di questo studio, che in questa sede si cercherà di sintetizzare, è il confronto fra lo Stato sociale e lo Stato minimo nell’ambito dell’isteria di massa. Secondo gli autori, l’isteria di massa può verificarsi in entrambi i modelli di organizzazione sociale, con la differenza che nello Stato minimo, dove prevalgono le istituzioni di diritto privato, esistono alcuni meccanismi e limiti auto-correttivi al danno potenziale del fenomeno isterico, come i sacrosanti diritti della proprietà e dell’impresa privata, mentre l’isteria di massa può essere esacerbata e auto-rafforzata quando le informazioni negative provengono da una fonte autorevole centralizzata, quando i media sono politicizzati ed omologati a un pensiero unico e i social network ripropongono le informazioni negative e le rendono onnipresenti. Lo studio conclude che gli effetti negativi a lungo termine dell’isteria di massa possono essere esacerbati sia dalle dimensioni dello Stato che dal grado della sua consolidazione autocratica, a maggior ragione se usata in funzione anti-sociale.
E’ generalmente dato per scontato che uno degli scopi principali dello Stato sociale moderno sia quello di migliorare la salute pubblica, laddove i sistemi sanitari pubblici costituiscono un valore fondamentale e parte vitale delle politiche sociali, a cui lo Stato non può che contribuire positivamente. Gli autori della ricerca mettono invece in discussione questa narrazione, analizzando come lo Stato moderno possa influenzare lo sviluppo e la diffusione dell’isteria di massa con tutte le conseguenze negative per la salute pubblica. Affinché ci siano diversi studi illuminanti sulle questioni psicologiche legate al fenomeno di isteria di massa, così come diversi studi recenti sulle conseguenza della crisi COVID-19, fra cui quelli che hanno esaminato i devastanti effetti psicologici dei lock-down imposti dagli Stati, o il contributo dei media digitali e dell’internet all’ansia, al contagio emotivo, alla trasmissione di ansia e all’effetto nocebo, tuttavia questo è il primo studio multi-disciplinare che analizza come le diverse istituzioni pubbliche e lo Stato possono influenzare l’insorgenza e la diffusione dell’isteria di massa attraverso una politica economica di interazione fra media, scienza, potere politico e sanità pubblica.
1.) Nella prima parte, lo studio affronta la storia del fenomeno di isteria di massa e la letteratura ad esso correlata, citando esempi di casi realmente accaduti in diversi contesti sociali.
Rifacendosi a una ben documentata esperienza sociale, lo studio osserva come le persone di un gruppo, nel momento in cui iniziano a credere di poter essere esposte a qualcosa di pericoloso, come un patogeno o un veleno, diventano emotivamente molto turbate e, a prescindere se la minaccia sia reale o immaginaria, questo genera inevitabilmente ansia collettiva. I membri del gruppo possono accusare sintomi di malattia tra cui debolezza, mal di testa o sensazione di soffocamento, che si propagano ad altre persone. Quando un’isteria di massa provoca sintomi fisici, si parla di Malattia psicogena di massa (Mass Psychogenic Illness) o Isteria epidemica. I sintomi sono causati dallo stress e dall’ansia che le persone sperimentano a causa della minaccia percepita. L’isteria di massa è infettiva e può essere un fattore che amplifica le epidemie reali.
Dalla letteratura clinica vengono citati lo studio di Kerckhoff che analizza il caso di malattia diffusasi tra i lavoratori di uno stabilimento a causa della credenza in un insetto velenoso; lo studio di McGrath che, esaminando i casi di isteria di massa, rivela che le persone di basso status economico in situazioni di stress elevato sono più sensibili alla malattia psicogena di massa; lo studio di Schmitt e Fitzgerald che analizza otto casi di malattia psicogena di massa tra i lavoratori, rivelando che il basso reddito, l’insoddisfazione dai superiori, la mancanza di supporto e gli incarichi di lavoro poco chiari avevano portato a un numero mediamente più elevato di sintomi segnalati; lo studio di Singer che porta alla prova che le vittime di malattie psicogene di massa risultano davvero malate, anche se non ci sono tossine (o altre cause materiali), e che la malattia psicogena di massa si verifica più spesso di quanto si possa credere. Vengono citati anche gli studi di Pennebaker che, in convergenza con Singer, sostiene che per ridurre la possibilità di malattie psicogene di massa devono essere ridotte le fonti di stress e ansia; gli studi convergenti di Freedman, Stahl e Kerckhoff che evidenziano come l’etichettatura, la conformità alle norme emergenti e la tensione collettiva possono dare origine alla Malattia psicogena di massa.
Nella revisione della letteratura scientifica, gli autori specificano come i singoli studi riguardano contesti localizzati di scuole o aziende, mentre non sono stati prodotti, fino a questo momento, studi su casi di isteria globale, e come allo stesso tempo l’era digitale, l’internet e i social media, che caratterizzano la società moderna, rendono possibile un fenomeno isterico di dimensioni globali. Attingendo a una ben consolidata conoscenza del fenomeno psicologico, lo studio lo applica a un contesto nuovo per il quale non esiste ancora una letteratura, analizzando come in un mondo digitalizzato e globalizzato il sistema politico è agevolato nell’alimentare uno stato di isteria di massa su vasta scala.
Lo studio ricorda che, benché il fenomeno di isteria di massa risalga al Medioevo, nell’età moderna i mass media hanno già avuto un ruolo importante nell’originare questo fenomeno in modo spontaneo, quindi ricorda uno dei casi più famosi, che si verifica dopo la trasmissione di un radio-dramma scritto da Orson Welles e trasmesso nel 1938, in cui viene raccontato un attacco dei marziani alla Terra, dopo cui diversi ascoltatori sono precipitati nel panico, pensando di essere davvero sotto l’attacco dei marziani. Nello stesso contesto viene citato anche il caso di uno show televisivo portoghese, dove i personaggi vengono infettati da un virus potenzialmente letale, il che fa sì che dopo la trasmissione dell’episodio più di trecento studenti portoghesi si ammalassero, riportando sintomatologia simile a quella che avevano sperimentato i personaggi dello spettacolo televisivo. Tra questi sintomi ci sono eruzioni cutanee e difficoltà a respirare. Dopo aver fatto un esame clinico su questo gruppo, l’Istituto nazionale portoghese per l’emergenza medica ha concluso che il virus non esisteva nella realtà e che i sintomi erano causati dall’ansia trasmessa dallo spettacolo, cioè i sintomi erano frutto dell’isteria di massa.
Viene citato anche un altro caso recente di isteria di massa collegato a un virus, caso verificatosi durante il volo Emirates 203 nel settembre 2018, durante cui alcuni passeggeri hanno mostrato sintomi simil-influenzali, motivo per cui gli altri passeggeri, osservando questi sintomi, hanno iniziano a sentirsi male, il che ha fatto scoppiare il panico a tal punto che l’intero volo è stato messo in quarantena dopo l’atterraggio a New York. L’indagine dopo l’incidente ha dimostrato che solo pochi passeggeri avevano effettivamente l’influenza stagionale o un comune raffreddore, mentre per la stragrande maggioranza si è trattato di isteria di massa.
Lo studio si focalizza anche sugli effetti nocebo (l’inverso di placebo) che, anche quando non causano fenomeni di massa, agiscono comunque su piano individuale e fanno sì che una persona possa peggiorare nella malattia (o viceversa, favorire la sua guarigione) a secondo delle proprie aspettative, ossia dello stato psico-cognitivo che gioca il ruolo di profezia auto-avverante. In tale senso viene citato il famoso caso del potenziale suicida coinvolto in uno studio clinico, in cui gli è stato permesso di prendere un farmaco sperimentale ai fini di provocare la propria morte; assumendo ventinove capsule del farmaco placebo e credendo che non sarebbe sopravvissuto, l’uomo sviluppa sintomi gravi, fra cui l’estremo abbassamento della pressione sanguigna, ma quando il medico che conduce l’esperimento annuncia finalmente al suo paziente di avergli somministrato un farmaco placebo, il potenziale suicida si riprende nel giro di quindici minuti.
Nello stesso modo, a causa dell’effetto nocebo, possono svilupparsi anche isterie di massa, quando tante persone credono di ammalarsi e quando l’ansia e la paura fanno venire a meno i comportamenti razionali e il buon senso. Questo sarebbe stato il caso anche dell’Influenza spagnola sulla scia della Prima guerra mondiale, secondo diverse ricerche annotate nella ricca bibliografia dello studio. In conclusione, viene osservato che le persone pseudo-infette potrebbero essere “curate” con la semplice informazione di Stato e che in questo modo si potrebbe evitare che un’isteria di massa diventi un onere per il sistema sanitario. Perché in effetti, così come ci sono ragioni per cui lo Stato e i media possano contribuire attivamente al contagio della paura, diffondendo informazioni terrorizanti, allo stesso modo uno Stato che agisca in buona fede può calarsi nelle vesti di quel medico che annuncia al paziente di avergli somministrato un innocuo placebo, risollevandolo dall’ansia della morte.
2.) Nella sua seconda parte, la ricerca affronta il fenomeno dell’isteria di massa correlato alla pandemia attuale e i suoi aspetti di irrazionalità, pregiudizi e conformismo di gruppo.
Secondo gli autori, un ruolo centrale per i comportamenti isterici gioca la percezione amplificata del rischio, che detta delle regole mentali in gran parte assurde per la loro irrazionalità. La percezione del rischio può essere particolarmente distorta da un’informazione mediatica a senso unico, tendenziosa, parziale, incompleta e asimmetrica, oppure quando i rischi sono visti come ingiusti, incontrollabili, sconosciuti, spaventosi, potenzialmente catastrofici e di impatto fatale sulle generazioni future. E’ evidente come l’emergenza pandemica abbia generato fin da subito un’ondata di ansia e stress che sono l’ingrediente principale per lo sviluppo dell’isteria di massa.
Lo studio cita un sondaggio condotto negli Stati Uniti nell’estate 2020, dove il 40,9% dei partecipanti riporta almeno una condizione avversa di salute mentale, mentre il 10,7% riferisce di aver preso in seria considerazione il suicidio negli ultimi 30 giorni. Inoltre, la frequenza del consumo di alcol durante i lock down risulta aumentata del 14%. Secondo gli autori, l’isteria di massa può manifestarsi anche in prove aneddotiche come l’accumulo di carta igienica e altri prodotti ritenuti essenziali, guidare mascherati mentre si è soli in auto e aver paura di uscire di casa, perfino per una passeggiata, anche se il rischio di essere contagiati all’aperto con il distanziamento fisico è quasi inesistente. Sembra che molte persone si siano spaventate in quanto credessero nell’esistenza di un virus killer molto più mortale di quanto non sia in realtà il SARS-CoV-2, quando la sopravvivenza invece è dell’ordine di 94,6% per gli over 70, e sempre più vicina ai 100% per le fasce d’età inferiore. A questa impressione distorta ha contribuito la sopravalutazione del numero di morti, contati in base alla positività dei test.
Lo studio suggerisce che, in ogni modo, l’isteria di massa potrebbe essere dovuta al “pregiudizio di negatività” del cervello umano che rende le persone vulnerabili alle delusioni: un retaggio dell’evoluzione biologica, in forza del quale tendiamo a concentrarci più sulle cattive notizie, perché potrebbero rappresentare una possibile minaccia per la nostra vita. Concentrarsi sulle notizie negative e sentire di non aver controllo sugli eventi causa stress psicologico, che a sua volta può svilupparsi in isteria e propagarsi a un gruppo più ampio. L’isteria di massa viene favorita anche dal conformismo di gruppo, ossia dalla pressione sociale che alcuni membri del gruppo esercitano sugli altri, determinando l’introduzione di norme emergenti che plasmano nuovi modelli di comportamento, come quello di indossare la mascherina.
3.) Nella terza ed ultima parte, la ricerca affronta in modo inedito il tema dello Stato sociale come amplificatore dell’isteria di massa, confrontandolo con lo Stato minimo che invece ne rappresenta un fattore attenuante.
In uno Stato minimo, impegnato principalmente a proteggere la proprietà e l’iniziativa privata, anche qualora dovesse originarsi un’isteria di massa, nessuna istituzione avrebbe il potere coercitivo per costringere chi non è sotto l’effetto dell’isteria a chiudere le proprie attività, indossare delle mascherine o mettersi in quarantena da sano. Vi è sempre la possibilità che ci sia un gruppo, anche di minoranza, che ignorasse il panico collettivo, continuando a vivere la propria vita in modo normale perché libero di farlo. Questa minoranza, inoltre, continuando a circolare, a lavorare, a socializzare e respirare liberamente, può essere d’esempio per chi la osserva e contribuire in questo modo a ridurre il panico collettivo, a maggior ragione se dimostra di non ammalarsi nel mantenere le abitudini di prima.
Questo è uno dei benefici principali dei sistemi decentralizzati, i quali, non ostacolando la libera concorrenza, compresa la concorrenza nell’offerta di informazione, consentano il rilevamento degli errori sociali e la loro correzione. Un numero e una varietà sufficienti di modelli di ruolo consentono agli osservatori di correggere e adeguare le proprie aspettative.
Mentre in uno Stato minimo il caos inflitto dall’isteria collettiva viene fisiologicamente limitato dalla protezione dei diritti di proprietà privata, in una società di Stato sociale tali limiti possono essere facilmente sospesi e superati dal decisionismo delle autorità centrali. Può accadere anche un altro problema: che un gruppo ben organizzato preso dall’isteria collettiva possa prendere il controllo dell’apparato statale. In una tale posizione, questo gruppo può imporre misure al resto della popolazione, infliggendo danni quasi illimitati. Va tenuto presente che uno Stato sociale può essere vincolato dallo Stato di diritto, e quindi gli interventi repressivi dell’esecutivo possono essere revocati dalla magistratura. Esiste tuttavia il pericolo che la tutela delle libertà fondamentali garantite dalle Costituzioni venga abrogata da misure urgenti e che la magistratura soccomba al panico collettivo, non riuscendo a limitare gli interventi repressivi dell’esecutivo.
L’evidenza empirica durante la crisi del COVID-19 dimostra che le libertà fondamentali non sono state difese dagli Stati sociali. In generale, maggiore è il potere coercitivo dello Stato, maggiore è il danno che questo può infliggere alla società durante un’isteria di massa. Il compito principale dello Stato minimo è quello di proteggere i diritti della proprietà privata, mentre esula dai suoi compiti il dover proteggere i cittadini da tutti i rischi della vita, come potrebbe essere il raffreddore o l’influenza stagionale. Per questo in uno Stato minimo i cittadini sono liberi di decidere quali rischi vogliono assumersi e di valutare in autonomia il rapporto rischi-benefici.
Quindi, mentre in una società di diritto privato e in uno Stato minimo esistono meccanismi che aiutano a limitare e a ridurre il panico di massa, l’isteria collettiva può essere esacerbata da un potente Stato sociale per diverse ragioni:
– In primo luogo, lo Stato ha il potere di diminuire e perfino di vietare quelle attività che riducono la paura e l’ansia, come lo sport, le passeggiate, i diversivi e la socializzazione. Durante la crisi del COVID-19, gli Stati hanno usato il loro potere coercitivo per imporre l’isolamento sociale, contribuendo così all’ansia e alla tensione psicologica, entrambi ingredienti che stimolano l’isteria di massa. Per proteggersi dalle infezioni bio-psicologiche, la popolazione dovrebbe tentare di migliorare la qualità della vita attraverso esercizio fisico regolare, un’alimentazione equilibrata e mantenendo un forte legame affettivo con le altre persone. Quasi tutti i governi invece hanno optato per il distanziamento sociale e l’obbligo delle mascherine che impediscono di esprimere cordialità e compassione, diminuendo così la resilienza psicologica.
– In secondo luogo, lo Stato sociale, per la sua stessa natura, adotta un approccio centralizzato e omologante per risolvere i problemi. Lievemente migliore può essere la situazione negli Stati di modello federale, come gli USA e la Germania, dove i diversi stati/lander possono entrare in concorrenza fra loro per le modalità normative con cui affrontano la fonte della paura, facendo prevalere la soluzione migliore. Anche la concorrenza fra gli Stati a livello internazionale può consentire di sperimentare soluzioni diverse. Durante la crisi del COVID-19, l’esempio della Svezia ha fornito prove di risultati di approccio alternativo. In generale, più la struttura politica è decentralizzata, più la competizione è proficua nell’offerta di soluzioni. Lo Stato centralizzato invece diventa monopolista sia delle decisioni normative che della coercizione sulla popolazione di tutto il territorio. Esso non ammette modi alternativi per risolvere il problema. Le persone che si oppongono alle decisioni e all’approccio dello Stato vengono oscurate in modo da non poter dimostrare soluzioni alternative della “crisi”, in quanto ogni alternativa viene osteggiata dallo Stato. Quando le alternative sono escluse, il pensiero di gruppo aumenta. Il pensiero di gruppo è una forza psicologica che favorisce il conformismo. La pressione di gruppo può modificare e distorcere la capacità di giudizio, come è stato dimostrato dagli esperimenti di Asch. A sua volta, l’inclinazione umana al conformismo favorisce la diffusione dell’isteria. Anzi, l’isteria di massa può essere considerata una forma morbosa del pensiero di gruppo. A causa della pressione del gruppo e del pensiero di gruppo, l’isteria si auto-alimenta, poiché non vengono mostrate alternative alla situazione. Le informazioni necessarie per affrontare il problema non possono essere liberamente generate dai media in modo decentralizzato, il che ricorda la censura dei regimi comunisti.
– In terzo luogo, in uno Stato sociale moderno i media possono essere politicizzati. Inoltre, esistono diversi meccanismi che canalizzano e persino limitano la concorrenza dei media. Le testate giornalistiche e le piattaforme di social media possono intrecciare stretti rapporti con lo Stato, laddove lo Stato può anche possedere direttamente i media, come la TV pubblica o i canali radio, incentivandoli ulteriormente in tempi di emergenza. Lo stato in genere richiede anche licenze per il funzionamento di determinati media, il che condiziona la libertà d’espressione. Le agenzie di stampa e le piattaforme di social media collegate allo Stato possono impegnarsi a promuovere massicce campagne di notizie negative, così come notizie tendenziose o false. Le notizie negative captano maggiormente l’attenzione del pubblico e vendono meglio i titoli, per cui i media hanno tutto l’interesse ad amplificare il pericolo. Inoltre, la rappresentazione dei governanti come eroi che affrontano con fermezza i pericoli è molto avvincente.
In effetti, sono i mass media ad aver diffuso il panico, presentando il SARS-CoV-2 come una minaccia senza precedenti. Anche la ricerca di informazioni su Internet è stata associata a maggiori sintomi di malattia durante la crisi del COVID-19. Essere resi consapevoli della propria mortalità produce costantemente ansia. Le immagini emotive di bare, fosse comuni e pazienti in Terapie intensive hanno contribuito alla paura collettiva. Un eccesso di notizie sul COVID-19 ha generato ansia e panico chiamato anche “disturbo da stress principale”. Le notizie negative su TV e social media hanno generato uno stress psicologico senza precedenti nella storia, causando isteria di massa. Il consumo dei social media è correlato all’ansia e al disagio psicologico e anche l’eccessiva discussione sui social in tema di COVID-19 ha contribuito a peggiorare la salute psichica.
La copertura delle notizie su COVID-19 è stata quasi completamente in chiave negativa e terrorizzante, evitando ogni tipo di notizie positive. Le agenzie di stampa possono effettivamente spaventare intenzionalmente le persone e sopprimere le informazioni alternative. In questo modo l’isteria di massa viene sponsorizzata attraverso i media da parte dello Stato sociale .
– In quarto luogo, lo Stato sociale aumenta la propria autorità in tempi di crisi per il semplice fatto che molte persone si affidano all’aiuto delle istituzioni pubbliche. Questo fa sì che rappresentanti autorevoli dello Stato (gli esperti) si rendessero ancora più credibili, anche quando esagerano sulla pericolosità della situazione. Per esempio, fin dall’inizio della pandemia, dal Congresso degli Stati Uniti il massimo esperto dottor Fauci ha potuto dire tutto e il contrario di tutto, non diminuendo la propria autorevolezza perfino quando ha volutamente sostituito l’indice del tasso di mortalità con il tasso di letalità, essendo quest’ultimo più alto, e con questa falsa affermazione ha contribuito non poco a generare ansia e panico.
Un altro fattore che rende autorevole lo Stato sociale in momenti di crisi è la riduzione dell’importanza della religione e delle pratiche spirituali nelle società moderne, dove lo Stato sociale appare come un’alternativa alla fede in dio, con la differenza che, mentre la religione può alleviare intimamente la paura della morte, lo Stato può solo imporre misure alienanti di massa. Tuttavia, la ricerca empirica ha rilevato che nei paesi con una spesa sociale più elevata le persone sono meno religiose, in quanto sostituiscono i valori religiosi con l’affidamento ai servizi pubblici. Il che non fa venire meno il fatto che le credenze religiose aumentino il benessere psicologico: senza un input spirituale fornito dalla religione e dalla fede nell’aldilà, c’è una tendenza di aumento della paura della morte e dei problemi psicologici ad essa legati, inclusa l’aumentata predisposizione all’isteria di massa.
– In quinto luogo, viene presa in considerazione l’ipotesi che uno Stato centrale possa anche pianificare intenzionalmente l’isteria di massa. A illustrare questo punto è la fuga di un documento interno del Dipartimento degli Interni tedesco durante le prime settimane della crisi COVID-19. Nel documento, gli esperti statali raccomandavano che il governo instillasse paura nella popolazione tedesca. Al fine di diffondere la paura, il documento approva tre strategie di comunicazione. Primo: le autorità statali devono sottolineare i problemi respiratori dei pazienti COVID-19 perché gli esseri umani hanno una paura primordiale della morte per soffocamento, che può facilmente scatenare il panico. Secondo: gli esperti sottolineano che la paura dovrebbe essere instillata anche nei bambini, anche se non c’è quasi nessun rischio per la loro salute qualora dovessero infettarsi, incontrando e giocando con altri bambini. Secondo il rapporto, ai bambini doveva essere ribadito che, quando infettano i loro genitori e nonni, potrebbero subire una perdita dolorosa a casa. Questo consiglio di comunicazione è diretto ad evocare ansia e sensi di colpa. Instillare il senso di colpa è un’altra misura utilizzata dai governi per rendere la popolazione più spaventata. Terzo: al governo tedesco è stato consigliato di menzionare la possibilità di danni alla salute, irreversibili e sconosciuti a lungo termine, causati dall’infezione da SARS-CoV-2, e la possibilità di una morte improvvisa e inaspettata delle persone infette. Tutte queste raccomandazioni di comunicazione implicano lo scopo di aumentare la paura nella popolazione, ma questa strategia non è una novità, tanto è che Henry H. Mencken ancora decenni fa aveva parlato di una vera e propria cultura della paura, dove “l’intero scopo della politica pratica è di mantenere la popolazione allarmata, e quindi grata di essere condotta in salvo”.
Gli autori della ricerca sottolineano però che, mentre la strategia della incombente minaccia è generalmente vantaggiosa per il governo, in quanto il potere dello Stato si basa sulla narrazione che esso protegga i propri cittadini dai pericoli, la paura invece è un’arma a doppio taglio. La paura può anche rivoltarsi contro lo Stato. Il panico e l’isteria di massa possono persino portare alla destabilizzazione totale di un regime. Prova di ciò è il Grande Peur durante la Rivoluzione francese, quando voci di aristocratici che pianificavano di affamare la popolazione portarono al panico generale e alle rivolte contro il regime.
– In sesto luogo, lo Stato sociale può indurre facilmente la popolazione in panico collettivo perché i politici sono totalmente esenti e immuni dalle decisioni sbagliate e dai loro costi (cosi come sono immuni da sanzioni i media di regime che diffondano notizie false). I decisori politici possono trasferire in gran parte i costi delle loro azioni: più uno Stato è grande e centralizzato, più facilmente i costi possono essere trasferiti ad altri. I politici godono di un pay-off asimmetrico. Sottovalutare una minaccia e non agire, di solito comporta un significativo costo politico, poiché i politici saranno ritenuti responsabili dell’eventuale disastro causato dal pericolo che hanno sottovalutato. Al contrario, un’esagerazione o addirittura l’invenzione di una minaccia, con il conseguente audace intervento dello Stato, sono politicamente molto più remunerativi. Se la minaccia rivendicata dai politici si rivela davvero un pericolo reale, essi possono essere celebrati come eroi qualora abbiano adottano misure tempestive ed appropriate. Se invece i costi di queste misure si rivelano eccessivi rispetto al pericolo reale, i politici non devono sostenere il costo delle decisioni sbagliate, ma possono trasferirlo al resto della popolazione. I politici che godono di un reddito garantito hanno quindi un ulteriore incentivo a esagerare nella previsione di un pericolo e ad imporre misure sproporzionate, ma paradossalmente è proprio l’eccessiva reazione politica ad alimentare la crescita dell’isteria di massa.
Alla fine, traendo le nostre conclusioni, possiamo dire che lo studio in esame evidenzia ulteriormente come la psicologia collettiva possa essere facilmente influenzata e plasmata da fonti autorevoli quanto ingannevoli, fino ad essere condotta in uno stato in cui il confine fra campo psichico e campo fisiologico diventa irrintracciabile, per cui si ha il fenomeno di malattie psico-fisiche endogene, o auto-indotte, non distinguibili per effetti dalle malattie di origine esogena. Rivelando a sorpresa il ruolo dello Stato sociale moderno in chiave negativa, lo studio consolida l’idea dell’importanza della decentralizzazione istituzionale (eventualmente attraverso forme di democrazia diretta e federalismo comunitario, nda) nel contrastare la deviazione dello Stato dallo Stato di diritto – espansivo e pluralista per costituzione, verso un autoritarismo austero e repressivo dei ceti economicamente più deboli. Agli abbondanti spunti dello studio potrebbe essere aggiunto un altro paradosso inedito nella storia dello Stato moderno: a differenza dei regimi autoritari del secolo scorso, gli attuali governi dovranno fare sì che ci sia disciplina e larga adesione alle nuove politiche da parte di tutti i cittadini senza distribuire reddito, anzi, comprimendolo, facendo sempre più restrizioni alle libertà individuali, tassazioni di reddito e consumi e tagli alla spesa pubblica, il che significa che, per andare avanti nell’attuazione dei propri programmi, i governi dovranno ricorrere sempre più spesso all’induzione di paura e panico collettivo nella popolazione, facendola sprofondare in un incubo emergenzialista senza fine.
28 Novembre 2021
Zory Petzova
1 comment
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