Le elezioni presidenziali riportano a casa la sovranità siriana e sanciscono l’irrilevanza dell’Occidente.
Il voto potrebbe annunciare una nuova alba in Medio Oriente.
di Vanessa Beeley per Off-Guardian, 28/05/2021
Traduzione di Leopoldo Salmaso
Il 27 maggio 2021 la Siria ha cambiato la storia. Il presidente Bashar Al Assad è stato rieletto con una schiacciante maggioranza che ha persino superato la sua popolarità nelle elezioni del 2014.
In buona sostanza i siriani hanno inviato un messaggio all’occidente. Un messaggio che ha sfidato dieci anni di guerra orchestrata dall’esterno, la barbarie economica di USA/Regno Unito/UE e una guerra mediatica coloniale senza precedenti, che è stata combattuta dai vertici della BBC, CNN, The Guardian, Channel 4 ecc. ma che non è riuscita, pateticamente, a sopprimere o negare il sostegno del popolo siriano al suo presidente.
Una ragazzina tenuta sulle spalle ad Arbin, nella Ghouta orientale, precedentemente sotto il controllo di gruppi armati estremisti supportati dall’occidente. Liberata nel 2018. Foto: Vanessa Beeley
Queste elezioni non riguardavano solo la rielezione del presidente Assad. Queste elezioni riguardavano la Siria e il popolo siriano. Una nazione sovrana che ha resistito a una delle guerre ibride più punitive mai viste nel nostro tempo. Letteralmente ogni arma dei manuali di guerra globalisti è stata lanciata contro queste persone resilienti. Ho visto la loro stanchezza, la loro povertà, la loro miseria in prima persona per molti anni ormai, ma la scorsa notte tutto è stato messo da parte nella loro ribelle determinazione a mostrare all’Occidente che sono indomiti, non sconfitti da queste tattiche sadiche.
Celebrazioni di Damasco in Piazza Umayyed – Youssef Badawi.
Si è riunito il popolo siriano, di tutti i credo, di tutti i ceti sociali e ha festeggiato, ha ballato sui resti della credibilità occidentale e ha dichiarato che l’occidente non conta nulla.
Non dimentichiamo che il falco della guerra Hillary Clinton nel 2012 aveva detto al mondo “i giorni di Assad sono contati”; la Clinton aveva anche invocato una No Fly Zone in Siria nel 2015, pur ammettendo che tali misure avrebbero portato a un maggiore spargimento di sangue e “avrebbero ucciso molti siriani”. Il mantra “Assad deve andarsene” è ora calpestato dal popolo siriano. I leader mondiali che hanno partecipato alla guerra sporca contro la Siria sono caduti nel dimenticatoio mentre Assad rimane, forse più popolare che mai.
Un ex giornalista del Guardian, Jonathan Steele, scrisse onestamente nel 2012:
“La maggior parte dei siriani sostiene il presidente Assad ma non lo saprai mai dai media occidentali”
Charlie Skelton, un altro giornalista del Guardian fedele ai principi deontologici che da allora sono stati sacrificati sull’altare delle narrazioni pro cambio di regime, scrisse nel 2012:
[I regimi di USA e Regno Unito] stanno vendendo l’idea dell’intervento militare e del cambio di regime, e i media mainstream si affannano a comprarsela. Molti degli “attivisti” e dei portavoce che rappresentano l’opposizione siriana sono strettamente (e in molti casi finanziariamente) interconnessi con gli Stati Uniti e Londra, con le stesse persone che vogliono l’intervento armato. Ciò significa che le informazioni e le statistiche provenienti da queste fonti non sono affatto pure notizie: sono un’operazione di marketing, una campagna di pubbliche relazioni. […] Ma non è mai troppo tardi per fare domande, per scrutare le fonti. Fare domande non fa di te un fanatico di Assad – questo è un argomento falso. Ti rende solo meno suscettibile alla propaganda. La buona notizia è che ogni minuto nasce uno scettico”.
Nel 2016, l’acclamato giornalista John Rosenthal fornì un caustico ritratto della censura universale applicata a qualsiasi contraddizione delle narrative dominanti sul “cambio di regime”. Disse al Brics Post:
“Il mondo ha giocato con il fuoco in Siria”
e aggiunse:
“Dopo che Washington e i suoi alleati europei avevano stabilito i termini della narrativa “politicamente corretta” sulla crisi siriana, i fatti che non riuscivano a combaciare con quella narrativa erano indesiderati e chiunque cercasse di denunciarli veniva inevitabilmente attaccato come “pro-Assad”.”
Rosenthal descrive il “soffocamento del dibattito e l’omogeneizzazione dei media per quanto riguarda le questioni scottanti di politica estera” emerse sotto l’amministrazione Obama. Dice che sono senza precedenti per quanto riguarda la Siria, in confronto con l’Iraq o la Libia, quando l’integrità giornalistica fu meno attaccata. Rosenthal lo spiega così:
Suppongo che sia perché in Siria il “copione”, per così dire, somigliava così tanto a quello libico che bisognava dare un giro di vite molto più stretto”.
L’Occidente sosterrà che la vittoria di Assad così schiacciante, 13.540.860 voti o il 95,1%, è una “elezione truccata” perché questa è l’unica replica che hanno rilasciato, oltre ad aver riciclato un ex agente di Al Qaeda come oppositore al presidente siriano che ha mantenuto la stabilità in un Paese dilaniato dai regimi occidentali e dalle forze mercenarie da loro manovrate. Il numero degli aventi diritto era di 18 milioni, l’affluenza alle urne è stata attorno al 78%.
I siriani hanno espresso la loro sovranità in questo 27 maggio 2021, dieci anni dopo l’inizio della guerra contro la Siria. Foto: Youssef Badawi
La PROPAGANDA DEI MEDIA SOVRANAZIONALI
La “corrispondente dal Medio Oriente” del Guardian, Bethan McKernan, prevedibilmente ha spacciato l’inevitabile risultato come “guerra civile, povertà dilagante, ma è garantito che Assad vincerà le false elezioni in Siria”.
Ovviamente la McKernan non si trova in Siria. Pochissimi del cartello mediatico globalista hanno messo piede in Siria durante i dieci anni di attacco contro il popolo siriano, a meno che non fossero entrati illegalmente in aree controllate dai gruppi armati e fossero stati scortati dal Fronte di Nusra o da suoi affiliati per produrre la disinformazione progettata per fabbricare il consenso su un altro pantano infinito di guerre criminalmente inutili.
L’amarezza della McKernan riflette lo stato d’animo nel campo globalista:
“Sette anni dopo, dopo che russi e iraniani alleati del regime sono intervenuti e hanno invertito le sorti della guerra, la maggior parte della Siria è tornata sotto il controllo di Assad. Mercoledì, i suoi cittadini torneranno ai seggi elettorali per una finta esibizione democratica progettata per dare al presidente una parvenza di legittimità sia in patria che all’estero”.
La Siria ei suoi alleati hanno respinto su tutti i fronti le manovre per il cambio di regime e mercoledì il popolo siriano ha dimostrato l’autodeterminazione che l’Occidente gli voleva rubare con la forza. La “falsa democrazia” risiede in Occidente, dove gli stessi media corrotti hanno condotto una campagna per diffamare e screditare il leader laburista, Jeremy Corbyn, forse l’ultima speranza di avere un partito contro la guerra in un paese invaso dai vili blairiani e dal neocolonialismo conservatore…
Nel Regno Unito non abbiamo un vero sistema bipartitico, abbiamo una coalizione non dichiarata di imbonitori bugiardi, influenzati dal sionismo, intenti a condurre un’oscena guerra ibrida contro la loro stessa gente mentre saccheggiano le risorse globali delle nazioni indebolite dal loro avventurismo militare e dalla loro ferocia economica.
Guardi più vicino a casa, signora McKernan, e renda un servizio alla sua gente facendo vero giornalismo, invece di unirsi alle folle di disinformazionisti che in pratica hanno ucciso il popolo siriano con la loro falsa rappresentazione dei fatti sul campo, per dieci sanguinosi anni.
Se la McKernan avesse trascorso del tempo in Siria, avrebbe saputo che le persone per strada criticano liberamente le misure del governo senza quelle ritorsioni che lei afferma nel suo articolo di narrativa imperialista e protezionista. Io ho pubblicato regolarmente interviste in cui i siriani si lamentano dell’elettricità, dell’acqua, del pane, dell’inflazione, dell’aumento del costo del cibo, ma invariabilmente quelle interviste finiscono con “Dio benedica il presidente”.
Come molti siriani mi diranno, le loro vite sono insopportabilmente difficili, ma il presidente è una linea rossa che non attraversano, per quanto dura la loro situazione. La loro fiducia nella capacità del Presidente di risolvere le loro difficoltà quotidiane è ancora intatta e ogni siriano vi dirà che responsabili delle loro difficoltà e povertà sono gli Stati Uniti e i loro alleati, e che le sanzioni impediscono la ricostruzione siriana e il ritorno alla stabilità e sicurezza di cui godevano prima del 2011.
Ovviamente, la McKernan non mette in evidenza l’ingiustizia delle sanzioni o il ruolo del Regno Unito e degli Stati Uniti nella “guerra civile” e nella “povertà dilagante” – lei si attiene alla linea dell’establishment e vende la narrativa che genera proprio quella miseria che lei apparentemente condanna. Questo non è giornalismo, questa è una criminale conferma di pregiudizi.
La McKernan parla delle aree della Siria in cui “il controllo del governo siriano è più tenue”, ma non spiega ai lettori di The Guardian che le aree del nord-ovest e del nord-est sono ancora sotto l’occupazione degli alleati di Stati Uniti e Regno Unito che comprendono Al Qaeda, ISIS e le Forze Democratiche Siriane cioè i contras curdi del YPG.
Le forze curde sono dominate dal PKK, già dichiarato organizzazione terroristica dagli Stati Uniti prima di essere convertito in un “utile” alleato quando il Segretario di Stato di Obama, John Kerry, ha lanciato il piano B per la spartizione della Siria. Giornalisti come la McKernan e il Guardian hanno ingannato il pubblico britannico per tutta la durata della guerra contro la Siria, una guerra in cui il loro stesso regime è stato ampiamente coinvolto.
I media occidentali devono essere resi irrilevanti tanto quanto le politiche espansionistiche e suprematiste dei loro stati. Nessuna guerra neocolonialista guidata da Regno Unito e Stati Uniti sarebbe mai decollata se i media non fossero stati a disposizione per trascinare l’opinione pubblica a favore di un altro finto intervento “umanitario” destinato a devastare le nazioni bersaglio e a ridurre al fallimento paesi sovrani.
LA MACCHINA DELLA GUERRA PERPETUA È STATA FERMATA SUI SUOI BINARI
Il superiore equipaggiamento militare dell’ISIS fornito dall’alleanza statunitense, i gruppi armati legati ad Al Qaeda, le vaste risorse della macchina mediatica imperialista, lo sfruttamento delle agenzie delle Nazioni Unite per criminalizzare ulteriormente il governo siriano, le misure coercitive politiche e diplomatiche, il blocco economico, l’incendio dei raccolti, il furto criminale e l’occupazione delle risorse, i tentativi di isolare la Siria e di demonizzare il presidente siriano: tutte queste misure sono fallite e le scene per le strade di ogni villaggio e città della Siria sono la prova di questo fallimento.
Le persone in Occidente devono chiedersi perché i loro regimi globalisti hanno risorse infinite, budget multimiliardari quando si tratta di dichiarare guerra a un paese che non rappresenta una minaccia per la “sicurezza nazionale” o di sostenere una “guerra contro il terrore” quando il marchio del terrore che essi nominano come il nuovo spauracchio è di fatto il loro delegato sul campo, che effettua la pulizia etnica nella nazione bersaglio, in questo caso la Siria.
L’alleanza degli Stati Uniti ha combattuto questa guerra ufficialmente ” per contenere l’ISIS”, per impedire l’espansione dell’influenza iraniana nella regione, proteggendo così la “sicurezza” di Israele, per indebolire i legami tra Siria e Russia (oggetto di particolare rancore da parte degli inglesi), per far deragliare la Via della Seta cinese che aveva al suo centro la Siria, per distruggere Hezbollah e la Resistenza contro l’occupazione selvaggia dei coloni sionisti e il terrorismo in tutto il Medio Oriente, e per imporre al popolo siriano un regime islamico medievale che servisse gli interessi degli Stati Uniti e del Regno Unito catapultando una nazione progressiva indietro nei secoli bui dell’intolleranza religiosa e del settarismo.
Ogni singolo elemento della loro politica distruttiva è fallito e l’ISIS si sta espandendo sotto il protezionismo delle forze di occupazione statunitensi, esponendo la fallacia di qualsiasi necessità della loro impronta militare in Siria e in Iraq.
L’Iran sta espandendo la sua influenza perché arma e aiuta le organizzazioni militari che combattono il terrorismo generato dagli Stati Uniti etichettato come ISIS. I legami della Russia con la Siria sono più forti che mai e la Siria ospita un crescente avamposto militare russo che sfida l’egemonia degli Stati Uniti nella regione. La Cina sta costruendo forti legami commerciali con la Siria e coi suoi vicini, eliminando gli Stati Uniti da qualsiasi contratto di ricostruzione postbellica, negando alla coalizione statunitense il consueto sfruttamento delle guerre cui hanno dato inizio nei paesi che avevano distrutto.
Hezbollah è più forte e più preparato militarmente che mai nella storia. La Resistenza Palestinese è unita e rafforzata dall’hardware e dal supporto militare iraniano e siriano. L’entità sionista sta provocando un’emorragia di cittadini e credibilità dopo che la sua facciata di “super potenza” è stata distrutta dalla Resistenza a Gaza e nei territori occupati. Il progetto per una Coalizione USA Mediorientale si sta disintegrando e la Siria sta risorgendo con la sua sovranità dalle ceneri di questa implosione, come un faro per il futuro e per il popolo che ha rifiutato di essere diviso fino al punto di non ritorno.
Questo è solo l’inizio della fine dell’imperialismo in Medio Oriente. Stiamo vivendo tempi storici e la Siria sta aprendo la strada.
L’UNIFICAZIONE DEL POPOLO SIRIANO DIETRO IL LORO GOVERNO LAICO È IL PUNTO DI SVOLTA
In vista delle elezioni, ho visitato aree precedentemente sotto il controllo dei gruppi armati sponsorizzati dall’Occidente, guidati, in molti casi, da affiliati di Al Qaeda in Siria.
In queste aree ho visto la stessa manifestazione di sostegno al Presidente che ho visto in quelle che vengono sempre descritte come “enclave lealiste” dai media coloniali.
Le campagne di amnistia e riconciliazione del governo siriano hanno avuto un grande successo nelle regioni che ho visitato a nord della città di Damasco. La reintegrazione dei siriani che sono stati persuasi a prendere le armi contro i loro vicini è stata una mossa controversa da parte di un governo assediato, ma è riuscita.
Dobbiamo chiederci se un qualsiasi regime occidentale seguirebbe tali politiche se la propria popolazione si rivoltasse contro di esso violentemente e con armi pesanti fornite da stati ostili.
Qaboun, precedentemente sotto il controllo di gruppi armati, si schiera a sostegno del presidente Assad.
Foto: Vanessa Beeley
I governi dell’UE hanno fatto molti sforzi per impedire ai siriani della diaspora di votare in queste elezioni.
La Germania ha vietato il voto all’ambasciata siriana nel tentativo di invertire l’ondata di sostegno al presidente Assad. I siriani si sono riuniti per protestare contro questa violazione dei loro diritti democratici – rendendo farsesche le pretese dell’Occidente di imporre la loro versione distorta di “democrazia” in Siria.
Bashar Al Assad e sua moglie Asma hanno votato a Douma, la città al centro della controversia sulle “armi chimiche”, nell’aprile 2018, che ha rivelato la corruzione dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW), fortemente influenzata da Stati Uniti e Regno Unito. Gli ispettori di fatto hanno mentito nel loro rapporto finale, omettendo prove cruciali da precedenti ispettori senior che avevano negato l’esistenza di qualsiasi attacco chimico, nel tentativo di giustificare retrospettivamente i crimini di guerra di Stati Uniti/Regno Unito/Francia – il bombardamento di Damasco e della campagna circostante prima ancora che gli ispettori dell’OPCW iniziassero le loro indagini.
Il messaggio era chiaro: l’opinione dell’Occidente e la sua falsa condanna non hanno alcun riguardo per la vita dei siriani.
Anche le aree del nord-est della Siria si sono espresse a sostegno del presidente Assad nonostante le restrizioni imposte loro dalle forze di occupazione statunitensi e dai loro alleati curdi. Il sostegno siriano al loro paese e alla loro sovranità è stato irrefrenabile.
L’IRRILEVANTE OCCIDENTE LASCIATO INDIETRO DA UN EMERGENTE BLOCCO DI RESISTENZA
In un’intervista da parte di Afshin Rattansi di Russia Today Going Underground, il consigliere politico e mediatico della presidenza, dott. Bouthain Shaaban, ha sottolineato l’irrilevanza dell’autoproclamata “comunità internazionale” o, in altre parole, del blocco imperialista dominato dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.
Il dottor Shaaban ha spiegato che il terrorismo sponsorizzato dall’Occidente e l’aggressione sionista non avrebbero impedito ai siriani di esercitare i loro diritti costituzionali. I paesi che sono stati invitati ad osservare le elezioni provenivano dal blocco non allineato escludendo tutte quelle nazioni che hanno contribuito alla devastazione della Siria. Questo è un altro messaggio per l’élite politica occidentale: il loro potere sta diminuendo e con esso la loro influenza globale è in declino.
LA DIPLOMAZIA OCCIDENTALE E’ MORTA
Gli ambasciatori sono stati ridotti a nient’altro che teste parlanti per il potere, non ci sono più controlli e contrappesi da parte dei diplomatici di alto livello che una volta guidavano la politica dei loro governi. In questi giorni assistiamo a reazioni puerili da parte di rappresentanti dei partiti di guerra del Regno Unito e degli Stati Uniti, rappresentanti privi di serietà.
Noi in Occidente siamo rappresentati da ambiziosi pappagalli carrieristi che condurranno campagne di pubbliche relazioni per la politica estera del regime sadico, senza pensarci due volte sulle conseguenze per i popoli colpiti. Sta a noi invertire la tendenza e pretendere che vengano fermati coloro che ci portano a guerre che non vogliamo e che uccidono a nome nostro persone con cui ci identifichiamo. Non solo questa volta ma per sempre. Lo dobbiamo alla Siria.
Ho chiesto una dichiarazione all’ex ambasciatore del Regno Unito in Siria e Bahrein, Peter Ford, ecco cosa ha scritto:
“La cosa più significativa è che le elezioni si sono svolte. Con tre eserciti stranieri (Turchia, Stati Uniti e Israele) che occupano parte del loro territorio, con l’Occidente che intraprende una selvaggia guerra economica contro di loro per metterli contro il loro Presidente, con anni di indescrivibile sofferenza per mano di militanti spalleggiati dall’Occidente, il popolo siriano ha pronunciato un clamoroso verdetto a favore della stabilità, come dimostrato dallo svolgimento delle elezioni nei tempi previsti.
L’alta affluenza, la partecipazione dei siriani in luoghi della diaspora e le manifestazioni popolari hanno sottolineato il messaggio del popolo all’Occidente: lasciateci in pace, smettetela di perseguitarci.
Dobbiamo essere onesti. Non c’erano le condizioni perché queste elezioni potessero svolgersi sotto una supervisione internazionale imparziale. L’esempio degli informatori dell’OPCW è lì per insegnarci che le istituzioni dominate dall’Occidente non possono essere imparziali. Nessun osservatore delle Nazioni Unite che tenesse alla propria carriera o alla sicurezza delle proprie famiglie avrebbe potuto concepibilmente testimoniare l’equità di un’elezione che ha dato la vittoria al presidente Assad. Questa è la vera frode, la corruzione della fiducia nell’integrità delle istituzioni che sono state trasformate in bracci armati delle potenze occidentali.
Le elezioni hanno sancito la smentita di chi pensava che l’occupazione e le sanzioni avrebbero spinto la gente a sollevarsi contro il loro governo. Quanto tempo ci vorrà prima che i governi occidentali e i loro portavoce dei media come la BBC si rendano conto che il loro cambio di regime tramite politiche invisibili non funzionerà?”.
Il popolo siriano ha inviato un messaggio potente e dobbiamo ascoltarlo.
Viva la Siria veramente libera.